IL NUOVO PROGETTO DI CROWDFUNDING: Unife per la lotta al Covid-19

Al via il nuovo progetto di crowdfunding per la ricerca dell’Università di Ferrara, quest’anno dedicato alla lotta al COVID-19. La ricerca sui vaccini ha fatto enormi passi avanti, ma il COVID ha mille facce, come recita il visual della campagna, e i vaccini non possono essere l’unico obiettivo da raggiungere. Per questo Unife ha scelto tre progetti di ricerca multidisciplinari di assoluta eccellenza da presentare alla collettività attraverso campagne di crowdfunding.

Michele Pinelli, delegato del Rettore alla Terza Missione, ci spiega l’importanza non solo in chiave di raccolta fondi dell’iniziativa: “Il crowdfunding a Unife lo interpretiamo come attività di Terza Missione. Con esso non intendiamo solo attrarre fondi per l’attività di ricerca, ma anche coinvolgere la collettività. Vogliamo metterci alla prova, presentare le nostre eccellenze e affrontare il giudizio della società civile. Aprirci alla collettività è una delle nostre mission”.

Eleonora Luppi, presidente del Consiglio della ricerca, sottolinea il valore e il significato anche contingente della scelta dei progetti da promuovere. “Sono contenta di raccontare cosa stanno facendo alcuni dei nostri giovani ricercatori. In questo momento riteniamo che la popolazione abbia interesse soprattutto a ciò che avviene in ambito sanitario; per questo abbiamo puntato su tre progetti concentrati sul tema COVID, e legati in un’unica campagna. Una malattia nuova e terribile, che bisogna imparare a conoscere da tutti i punti di vista. I progetti saranno focalizzati rispettivamente sulla conoscenza dei meccanismi di infezione, sugli interventi terapeutici, e sulle conseguenze psicologiche. Auguro ai team di ricerca di avere successo, nella raccolta fondi e nella promozione delle rispettive attività”.

Tre i team coinvolti, per tre differenti progetti in questa nuova campagna di crowdfunding.
Il primo progetto Caccia al SARS-CoV-2 latente: sconfiggere la pandemia identificando l’infezione nascosta, “è volto a indentificare strategie per limitare la diffusione del virus – spiega la ricercatrice Daria Bortolotti -. Ci sono sintomatologie conosciute, ma il virus si nasconde anche in altri tessuti e così può sfuggire ai trattamenti. Il nostro gruppo di ricerca è numeroso ed eterogeneo: legheremo in sinergia le diversi expertise di microbiologi, chimici e medici di medicina interna per raccogliere dati sui malati atipici, migliorare la qualità del tracciamento, e studiare così anche nuovi percorsi terapeutici”.

Gaia Colombo guiderà invece il suo team sul progetto Una terapia antivirus: attacco a SARS-CoV-2 con uno spray antivirale: “Siamo un piccolo gruppo di ricerca, ma ci affideremo anche a collaborazioni preziose con colleghi di altre istituzioni. Tre persone appassionate di medicinali, e quindi di strategie di cura per l’infezione da Sars-CoV-2, attraverso farmaci già conosciuti, ma per la prima volta utilizzati in un prodotto nasale innovativo. A oggi abbiamo linee guida per trattare l’infezione, ma non esiste un trattamento antivirale. La nostra proposta parte dall’osservazione che il virus entra nel corpo attraverso la respirazione; ed è qui che secondo noi si può e deve intervenire con una terapia virale specifica grazie a una polvere da somministrare direttamente nel naso. La somministrazione locale potrà dunque essere efficace anche con bassi dosaggi, per un trattamento assolutamente sicuri”.


Savino Spadaro e Silvia Bortolazz ci raccontano invece il terzo progetto, Supporto psicologico ai pazienti: migliorare la qualità della vita in terapia intensiva: “La terapia intensiva nasce come reparto chiuso, fisico e relazionale. Gli studi internazionali hanno però mostrato che liberare l’accesso porta dei benefici terapeutici, grazie alla riduzione degli ormoni dello stress. Nel 2019 l’abbiamo aperta, dando al paziente la centralità ed esaltando la componente emotiva. Tutto quanto conquistato e acquisito è terminato bruscamente con il COVID-19: il paziente è caduto in un buco nero”. L’infermiera Elisa Brunetti ha raccontato l’esperienza quotidiana, con tutti gli ostacoli al supporto emotivo. Infine la parola alla psicologa Chiara Nardo: “Vogliamo colmare questo isolamento sociale con azioni pratiche: ascolto dei pazienti e dei familiari, maggiore comfort ambientale e potenziamento della comunicazione”

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